28/02/11

Permesso? Una segnalazione personale ...

Comunicazione sull'Ergonomia a Duesseldorf - Germania


Durante la più grande fiera del settore Retail, la Euroshop di Duesseldorf, terrò una comunicazione sul tema "Ergonomia al posto di lavoro della cassiera": 01.03.2011, ore 11.30, Halle15 Stand E32.

La comunicazione presenta i risultati raggiunti duranto lo sviluppo di due nuovi prodotti dell'area casse: uno tradizionale, e uno innovativo. Quest'ultimo, per mia grande gioia possiede un brevetto con il mio nome, è un arredo ibrido, facilmente trasformabile da una banco cassa tradizionale e assistito ad uno con pagamento "self".

Lunghi studi, discussioni di scelte dimensionali e materiche, ma soprattutto l'esperienza del laboratorio di movimento biomeccanico dell'ISPESL rendono questa esperienza particolarmente ricco.

27/02/11

Un nuovo approccio “inclusive”: da BMW nasce la prima catena di montaggio per anziani


La BMW ha inaugurato un edificio di 20 Mio di Euro a Dingolfing, che produrrà l’asse motore di tutti i veicoli BMW. L’investimento porterà ad una riduzione di costo del 20% dei rispettivi componenti con una addizionale riduzione di emissioni ambientali. Fino a qui, la notizia porta l’impronta di una tradizionale notizia del mondo economico, incentrato sul corretto investimento che mira al rendimento e miglioramento globale della condizione aziendale: utilizzo di energie alternative da fonti rinnovabili, isolamento migliore insieme ad una aereazione ottimizzata, ma anche una notevole riduzione di necessità di movimento di mezzi di trasporto per una logistica migliorata: 1000 km al giorno di risparmio.

In realtà, la vera “rivoluzione” è un'altra: quasi come tornare ai Tempi Moderni di Charlie Chaplin: un lungo lasso di tempo che ferma la discussione sulle condizioni di lavoro al livello “rivoluzionario” concentrato a rendere sicuro e sano il posto di lavoro mantenendo comunque un alto rendimento dei singoli postazioni. Da operatori ultra specializzati, frutto del Taylorismo, si è passato all’umanizzazione del posto di lavoro, anche in fabbrica tenendo conto dei requisiti necessari per un lavoro proficuo e ergonomico.

Nato nel 2004,  e dopo un primo “test” nel 2007, ora la casa automobilistica ha installato una prima “catena” di montaggio dedicato a persone anziane: i loro vecchi che danno grande rendimento per l’esperienza ma minore per forza fisica. Fino alla fine dell’anno sono previsti 100 aree produttive con più di 4000 operatori. Proprio sulla base del trend secolare dell’invecchiamento della popolazione, la decisione di guardare in un futuro “un po’ più lontano”: impostato dall’inizio per l’utilizzo di operatori più anziani, per la sua progettazione sono stati coinvolti di dipendenti della logistica a montaggio per generare le soluzioni del layout. Utilizzando dei cartoni, sagome corporee, sono stati fatti simulazioni per migliorare l’ergonomia e per adattare le altezze e profondità per la presa. Inoltre le postazioni sono stati realizzati in modo da poter adattare individualmente l’arrivo del materiale incluso la possibilità di svolgere le attività liberamente in piedi, seduto o camminando. L’organizzazione del lavoro inoltre supporta l’impegno con una articolata rotazione dei lavoratori tra i posti di lavoro.
Insieme a queste configurazioni e elementi organizzativi, è stato introdotto anche un programma di “qualificazione” relativo all’alimentazione e movimento, con una fisioterapista che introduce a movimenti compensativi. Inoltre è previsto la realizzazione di uno spazio di fitness e riposo, mentre la mensa offre cibo sano e diversificato.
Invecchiamento della popolazione in Germania, confronto 1950 e 2050

Lo sfondo culturale di questo progetto “innovativo” è una tendenza comune a tutti i paesi della “vecchia” Europa: la popolazione sta invecchiando, e questo invecchiamento è causato da un andamento negativo delle nascite e il raggiungimento di un età sempre più alto per una sempre più efficiente e abile sanità. Questo porta direttamente al fatto che le persone dovranno lavorare sempre più a lungo, in quanto non ci sarà una generazione qualificata più giovane. Inoltre, potrebbe essere anche interessante lavorare più a lungo in quanto ci si “guadagna” una pensione più alta.
BMW ha calcolato che fino al 2020 la parte dei dipendenti che supera i 50 anni di età passerà dai odierni 25% ai 45%. In questo senso, l’azienda ha iniziato questo progetto da introdurre in tutti i suoi impianti dell’area tedesca per affrontare per tempo e efficacemente un investimento sul proprio personale.
Questo investimento va programmato: l’avanzo di età (parliamo poi di 8, 10 anni in media in più) porta con se anche alti costi per il personale. Da una parte personale più anziano ha uno stipendio più alto, e contemporaneamente rimane più volte a casa per malattia. In questo, deve essere contrapposto un programma per la salute, ed ecco perché vengono introdotti programmi di attività fisica e fisioterapeutiche. Contemporaneamente potrebbe farsi largo nuovi modelli di lavoro come giornate addizionali di ferie non retribuite per persone di fasce di età più alte: contenti loro, contenti la cassa aziendale.

22/02/11

La lettura de “ I neuroni di lettura” di Stanislas Dehaene, Raffaele Cortina Editore 2009

Un libro rivelatrice, per molti aspetti. Eppure, parla di come leggiamo, e leggendo uno si chiede, “leggo sul leggere? Quanto senso può avere?” Dopo una serie di letture e studi sulla percezione in genere, a partire dalle teorie più comuni e importanti come le Leggi della Gestalt, questo testo può ulteriormente approfondire molte cose sul mondo sulla percezione, e in particolare sulla scrittura, che è astratta e si sottrae dagli impulsi ambientali, fatti di colori, forme e oggetti riconoscibili. E dato che il nostro mondo è fatto di moltissima comunicazione scritta, e non tanto simbolica e verbale, la comprensione dei meccanismi che l’adulto ha dovuto appropriarsi per imparare la corretta lettura, può e deve essere un tema importante per chi affronta il mondo della grafica.
Ma come succede spesso nello studio dei fenomeni biologici e fisiologici, le “eccezioni” danno un ricco riferimento sulle capacità animali e umani. Come fa notare Stanislas Dehaene:
“Come hanno notato Charles Darwin e Steven Jay Gould, è nelle imperfezioni e nelle anomalie della natura che si trovano le prove più sicure dell’evoluzione. La perfezione di un occhio e il profilo di un’ala potrebbero forse spiegarsi con il genio della volontà divina – ma quale divinità maliziosa si sognerebbe di mettere uno degli occhi dei pesci piatti nella parte sbagliata del corpo, quella che lo’animale volge verso il fondo, per farlo poi magari l’altra parte nel corso dello sviluppo?

Quale divino architetto avrebbe una mente così tortuosa da far scendere il nervo uditivo della giraffa dall’orecchio fino alla base del collo prima di rimandarlo fino al cervello, facendo così percorrere molti metri inutili? Se la natura fosse fatta solo da organismi perfetti, potrei anche capre che si dia una qualche credibilità all’ipotesi di un “disegno intelligente”. Ma lo studio degli esseri viventi rivela tanti errori così grossolani, che salterebbe agli occhi del primo ingegnere venuto, che la tesi di Darwin ne esce considerevolmente rinforzata: solo il caso nella storia evolutiva può spiegarli.
Le cose non sono diverse nella psicologia. Il fatto che un comportamento umano si sia ben adattato può essere spiegato in almeno due maniere. Può darsi che venga dal nostro patrimonio genetico, ossia dalla nostra evoluzione; ma può anche darsi che sia frutto dell’apprendimento. Quando un comportamento è pienamente funzionale, come la lettura nell’adulto esperto, è molto difficile distinguere le parti innate e quelle acquisite. Ecco perché le deviazioni dalla perfezione sono spesso le più interessanti. Quando un bambino commette sistematicamente un errore oppure, al contrario, quando presenta capacità eccessive che eccedono il campo di quanto insegnatoli, possiamo supporre che ricorra a meccanismi antichi ereditati dalla nostra storia evolutiva.

Ritengo che la scrittura speculare costituisca una di queste anomalie rivelatrici. Il bambino legge e scrive spontaneamente in maniera speculare grazie al fatto che il suo sistema visivo, prima ancora di cominciare a leggere ubbidisce a un forte vincolo strutturale, assai antico nell’evoluzione, che lo forza a rendere simmetrici gli oggetti che vede ….”
Nella percezione della simmetria sta, sottolinea l’autore, una delle principali chiavi di lettura per eventuali disturbi, come la dislessia. Fondato nel più profondo della capacità percettiva, durante il processo di apprendimento della lettura, questa conoscenza innata deve essere sovrascritta per essere capace a distinguere lettere ambigue e simmetriche come la d e b, o la p e la q. Per una mancata necessità evolutiva di sopprimere o sovrascriverlo definitivamente, questa inefficienza percettiva persiste nell’uomo nei primi anni della vita, e durante l’apprendimento della lettura deve essere eliminata. Ma non sempre funziona, e quindi in qualche caso rimane una maggiore difficoltà nella distinzione anche dopo i 10 anni di vita del ragazzo. ...

21/02/11

Auto che crescono con te: concept organici BIOME Mercedes e Nissan iV


Biome di Mercedes
Un tempo sarebbe stato di moda green l’auto di Fred Flintstone: assolutamente ecologico, tenendo conto che i materiali utilizzati non potevano non essere altro che materiali naturali e conseguentemente 100% riciclabili e per la propulsione un motor a due gambe.
Da allora, il mondo si è evoluto e ha creato tanti piccoli mostri ecologici, che stento riescono a vincere una gara per l’emissione zero. (vedi post “Anche la forma è importante: Auto che consumo meno di 1 L a 100 km” del 02 febbraio). Pur riuscendo con motori ibridi a eliminare quasi del tutto una emissione diretto sulle strade (il che sarebbe già un enorme vantaggio per la vita urbana) i materiali usati sono inquinanti e solamente in parte riciclabile, sempre che vengano riciclati. Nel 2011, questo tema non è antiquato, e una gita di fine gennaio per le strade di Milano (malauguratamente prolungato per una certa perdità di orientamento e lunghe code davanti ai semafori) ha evidenziato la piena necessità di lavorare sulla riduzione delle emissioni:  la mia macchina grigio argentata, che verso la barriera sud San Zenone era ancora in uno stato guardabile, si è trasformato in uno anatroccolo grigio scuro-nero, viscido e oleoso. Impressionante.

A fronte di una tale inorganicità del mondo del trasporto, meccanizzato e legato ad uno di questi terrificanti immagini dell’era della piena rivoluzione industriale, una stella (nel vero senso della parola) sembra apparire sul firmamento. Durante l’ultimo Salone dell’Automobile di Los Angeles, i designer della Mercedes hanno presentato una visione: un auto completamente organico, alimentato da energia solare. Detta così, potrebbe essere paragonabile con uno di quegli alberi che camminano nel romanzo di Tolkien, ma il design futuristica di quest’ automobile invece riporta nel lontano futuro, nel viaggio tra le stelle. Quanto sia strabiliante questa futuristica vettura lo si capisce semplicemente ammirandone le forme; ma è l'essenza la vera sorpresa: la Mercedes BIOME infatti è quanto di più vicino al biologico si possa immaginare pensando ad una vettura, con struttura interamente costruita in BioFibre 100% naturale. Questo particolare materiale è più leggero del metallo e della plastica, pur essendo allo stesso tempo resistente più dell'acciaio e, caratteristica ancor più stupefacente, derivato dai semi di alcune selezionate piante. Il BioFibre è in grado di assorbire l'energia solare e di accumularla in un composto chimico liquido denominato BioNectar4534, ed è prodotto salla base di un DNA brevettato da Mercedes e composto esclusivamente da semi di diverse piante. La BIOME, così, utilizza per muoversi il BioNectar4534, accumulato nel materiale BioFibre del telaio, dell'abitacolo e delle ruote.
Come le piante, Mercedes BIOME produce ossigeno e contribuisce quindi al miglioramento della qualità dell'aria. Al termine del suo ciclo vitale, la vettura può essere completamente 'compostata' o utilizzata come materiale da costruzione. Avvalendosi esclusivamente di tecnologie verdi, BIOME si integra completamente nell'ecosistema naturale.

Nissan iV
Anche la Nissan ha sviluppato un concept car, la Nissan iV, con strutture di biofibre e capota con panello solare per la propulsione, e il risultato estetico poi non è tanto differente da quella precedente. A sottolineare la “naturalezza” del veicolo, la struttura può essere rivestito in materiali diversi, derivati da elementi naturali. Cuore della tecnologia si concentra in gran parte nelle 4 ruote: con “wheel motors”, cioè 4 motori direttamente collocati sulle (o nelle) ruote che sfruttano l’alternanza di forze di calamite per creare il movimento, che garantiscono contemporaneamente anche la sospensione.


La ricerca del naturale ha inzio, e Il futuro dell’uomo può avere tante facce. Questa fa parte di una di queste. Un bellissimo video per gli appassionati:

20/02/11

Il mondo post-umano di Wall-E e 9: la speranza fatta cartone

Due cartoni animati, che rappresentano il mondo postumano, presentano un oggetto piuttosto strano per un media che classicamente dovrebbe divertire. Uno proveniente dal mondo WD, “Wall-E” e l’altro già più “coerente”, se volgiamo, dal produttore Tim Burton: “9”.
Tuttavia, nonostante la loro collocazione, o forse proprio per questo, i due film trattano della speranza dopo l’era umana, che ha distrutto il mondo fino a fondo e reso assolutamente invivibile. In Wall-E, al contrario della maggior parte dei scenari fantascientifici, non è stato una guerra nucleare o un conflitto sterminatorio tra uomini e macchine, ma la resa velenosa dell’ambiente con l’accumulo di masse di immondizia (una Napoli potenziata al ennesima, se vogliamo …). Certamente una possibile fine del mondo, e le macchine vengono lasciati sulla terra per pulire e renderla nuovamente vivibile mentre l’umanità si ritira (per generazioni) in vacanza su una mega-nave spaziale aspettando che il mondo torni come prima.
Alcuni passaggi sono davvero interessante, e soltanto perché vestito da cartone non meno drammatico. La stessa evoluzione dell’uomo nello spazio è rappresentato in maniera verosimile: perdita della ossatura in assenza di gravità, obesità in assenza di adeguato movimento. Non manca ovviamente un riferimento a Hall 9000 di Stanley Kubrick: la macchina che ha il comando sulla nave non vuole tornare sulla terra per non perdere la sua funzione.

Ma infine è la macchina stessa, quella buona, resa umana, appunto Wall-E a portare la umanità indietro per far rinascere una nuova vita sulla terra che ha dato i primi segni di ripresa. E il suo movente è la forza eterna di tutti essere viventi: l’amore per Eve, robot femminile “bellissima” ( il nome sarà pura coincidenza …).
L’altro film, “9”, si colloca invece sulla più classica linea della fantascienza: la guerra tra uomini e macchine con inevitabile vittoria da parte delle superpotenti robot ed eliminazione della vita sulla terra. Ma al contrario di Terminator, dove per evidente mancanza di speranza, la realizzazione del film è con autori e robot computerizzati, nel cartone di Tim Burton c’è una speranza: lo stesso scienziato che ha creato il “cervello” della macchina che distruggerà l’umanità, “anima” bambole di stoffa con le sue stesse caratteristiche da scienziato e che contraddistinguono l’umanità: 9 bambole diverse, ognuno rappresenta una “virtù”: coraggio, curiosità, leadership e potere, mistificazione e intelligenza e altro. Non è la forza e potenza a vincere la battaglia finale, ma i valori “umani” rappresentati da esseri indifesi come bambole di stoffa.

La fine, come non può essere diverso, è la vittoria della vita, che dovrà ripartire proprio dall’inizio: dall’acqua che nutre la terra.
Una conclusione condivisa, potrebbe essere che la macchina stessa, da prima creato dall’uomo, porta all’inarrestabile distruzione del mondo e della natura, visto che l’uomo non è capace a frenare la sua voglia di scoprire e di esercitare potere su tutto. Ma, nella visione di queste due film, è la macchina stessa infine a tornare sulle orme dei valori, che sono caratteristiche della natura umana stessa: un comportamento sociale responsabile.

12/02/11

Deus Ex Human Revolution – Il sogno di essere umano.

L’immagine iniziale, che coniuga le grande scoperte della scienza in campo dell’anatomia, facendo diretto riferimento al quadro di Rembrandt “Lezione di Anatomia del Dottor Nicolaes Tulp” del 1632, con i grandi sogni della stessa umanità, cioè il volo di Icaro nel cielo (con il relativo fallimento), evoca immediatamente un quadro che va ben oltre ad un video game con sparatorie e cattivi da combattere.

Rembrandt: Lo studio di anatomia del Dottor Tulp, 1632

Certo, che il commercio sfrutta tutto, ma al contempo potrebbe anche invitare a riflettere su alcune proposte multimediali che illustrano un possibile sviluppo della medicina in campo della bionica e nanotecnologia. Niente di nuovo: questi temi vengono trattati con efficacia dai grandi scrittori della letteratura fantascientifica da almeno un secolo. Nonostante ciò, la rappresentazione e ambientazione è efficace, e l’immersione in questo mondo virtuale (e qui, il mondo dei VG è all’indiscussa avanguardia) permette un approfondimento.
All’interno di un tempo, corre l’anno 2027 e quindi non troppo lontano da noi, viene prospettato una grande capacità innovativa e tecnologica. Questa “evoluzione” tuttavia viene messa direttamente in relazione con il caos, instabilità politica e affanna corsa per il potere assoluto. Un effetto, che con la nascita delle superpotenze nucleari a metà del secolo scorso è un film già visto, ridotto però alla portata di mano di un singolo protagonista. Viene creato un cyborg superpotente al cui origine umano vengono sostituite le mani e braccia, elemento chiave dell’interazione con l’ambiente: per creare e per distruggere.
Un secondo trailer dello stesso gioco si contrappone nettamente a questo immagine di violenza e caos. Una generazione successiva, potremmo dire, rappresentato da un robot, sta seduto in una biblioteca. Circondato di libri e di conoscenza umana, sogna di diventare umano elogiando le emozioni e sogni di questo essere naturale:
“Certainly, I will last langer than you. Human think, that I am the future. And you are wrong. You are … If I had a wish, I’d wish to be human. To know how it feels to feel, to hope, to despare, to wonder, to love. I can achieve in mortality, but not wearing out. You can achieve in mortality, simply doing one great thing …”
La mortalità o immortalità viene messo in centro ai desideri dell’uomo, come motore di procreazione e stimolatore di desideri. Non tanto la aumentata capacità distruttiva di un essere meccanico, con superpoteri, ma la sensibilità di comprendere le qualità di vita in un contesto emotivo.


09/02/11

Tra Frankenstein e Cyborg: l’intervento “chirurgico” sul corpo umano

E’ certamente molto opinabile, e persino ingiusto, mettere sullo stesso piatto due fenomeni del campo della medicina chirurgica completamente diverse. Ciononostante, gli accomuna l’oggetto d’intervento: il corpo dell’uomo. E’ lo può fare grazie ad una sempre crescente conoscenza dello stesso corpo, ma nel caso degli interventi bio-ingegneristici, si tratta contemporaneamente anche di una sempre crescente e meravigliosa capacità di interpretare la natura in chiave tecnologica.
Gli uni, per essere molto conciso e persino “cattivo” si potrebbero individuare con la figura tragica di Frankenstein. Non solo il mostro, ma anche il dottore: nella terribile, terribilissima scena in cui perde la moglie per mano proprio della stessa creatura che ha costruito con i “pezzi” umani, tenta una “rinascita” ridando vita ad una persona amata. Fallisce, per scelta della persona salvata. Contemporaneamente, la creatura chiede spiegazioni, vuole capire chi fossi e come mai si sente come si sente. L’intervento della chirurgia estetica e plastica oggi è prassi piuttosto diffusa e in alcune case davvero salva la vita alla persona, quella sociale per intendersi. Deformazioni seguito una malattia possono essere neutralizzati anche se non cancellate del tutto dal corpo della persona. 

Ma con che facilità vengono intraprese dei veri lavori da cantiere pesante sui visi delle persone celebri è invece un fenomeno di tutt’altro genere. E pensare che fossero contenti e felici le persone che si trasformano lentamente in un mostro di “Ghostbuster” avrei da porre qualche dubbio. E’ d’obbligo, la massa si aspetta che una Nicole Kidman o una Meg Ryan non invecchino mai, e persino un Rocky Silvester Stallone tira la pelle per controbilanciare un inarrestabile aspetto da Elefante sgonfio. Ma il risultato alla fine non è esattamente il contrario? Anche per l’autostima. Penso solo alla Cardinale, una ragazza “stellare” nei migliori anni, e oggi?
Condividono per me nella figura di Frankenstein proprio il dramma di apparire come “qualcosa” che in realtà non sono (più), oltre al fatto di un innaturale sorriso alla “Joker” di Batman gli rimanda ad un inevitabile isolamento .
L’altro aspetto introdotto all'inizio, l’intervento “bionico”, non porta ad una classificazione di snaturamento del processo naturale, ma ad una vera propria vittoria personale. Immagine icona, i grandi campioni dello sport paraolimipico, rappresentano quell’aspetto fantascientifico della evoluzione dell’uomo, l’aumentata capacità interazione con l’ambiente.

07/02/11

In due giorni, viaggio su sette treni: lo sconvolgimento dei sensi


Chi viaggio nel treno certamente non si deve meravigliare di incontrare gente, soprattutto gente di ogni tipo e provenienza. Tuttavia, dopo aver preso in soli 2 giorni 7 treni di categorie diverse, qualche considerazioni interessante sul panorama “dei viaggiatore” e il viaggio in genere si può pure fare.
Il tragitto parte venerdì mattina alle 4.49, per prendere poi la coincidenza a Bologna. Arrivato in stazione, c’è la notizie che per causa di “accertamento giudiziario seguito un investimento”, il treno ha un ritardo indefinito, almeno 75 minuti. A quel ora una questione dura, il ricordo del letto ancora nelle ossa … Mi ricordo scene simili in un treno bloccato, con commenti come “ma non si poteva buttare davanti da qualche altra parte!” Ma forse, Signora, la questione non sarebbe piuttosto: Poverino, poteva proprio evitare e cercare di vivere, o no? Quando arriva treno, la carrozza 6 con il mio posto prenotato non c’è. Forse l’hanno sequestrato? Si sale su quello successivo, si prende un posto qualsiasi e si spera che non arriva qualcuno a pretenderlo. Importante aver pagata la prenotazione, poi per averla … la settimana precedente semplicemente il posto era già occupato da un'altra persona con identica prenotazione! L’arrivo è tardi, dopo un’attraversata dell’Italia del Nord.
Il ritorno, per regalo e per necessità, in Eurostar. Di lusso, e vista la stagione, senza la climatizzazione a meno 20°C, come in estate che ti frizza all’istante come il pilota dell’elicottero in “The Day after Tomorrow” (L’alba del giorno dopo). Ma il treno è strapieno, il gruppetto a 4 con 4 portatili sul tavolino riempie lo spazio a tal punto da rendere un viaggio costosissimo un’esperienza da sardina. Peccato poi, che per un guasto ad un altro treno ad alta velocità, tra Milano e Bologna il treno passa per i binari vecchi perdendo 45 minuti. Ma tra Milano e Bologna, non ci si metteva solo un ora? Tuttavia, con tutta la gente un viaggio isolato, tutti dietro le loro Sole24ore, portatili o chattando (i più giovani) con i cellulari.
Treni in India
Il lunedì dopo, stessa levataccia. Mi ero dimenticato di tornare in orario dei sportelli in stazione per prendere il biglietto, poi le macchinette (ben due) fuori servizio. Internet fa quello che l’automatizzazione non riesce: biglietto online. Si ripete una scena già vista tante, ma tante volte. Sali sul treno, ti metti in un angolo e chiudi gli occhi, insieme a tanti altri. Dopo un ora e mezza, la gente con cui sei partito si sveglia insieme a te, ma, meraviglia, c’è sempre qualche donzella che tira fuori dalla borsa un arsenale di trucchi e inizia, o allo specchio a mano o (peggio) nel riflesso della finestra a “colorarsi”. Si può proprio dire così, in quanto l’effetto del “prima” e del “dopo” è clamoroso. E quanti brufoli spariscono sotto uno spesso strato di “non so che cosa” (gesso colorato, smalto opaco ?) … Ma, vi consiglio non stare troppo vicino: con il pensiero di un caldo cappuccino e cornetto appena sfornato del bar che dico io, l’odore di quella “roba” è una prova dura di pazienza e autocontrollo.
Il ritorno invece nel pomeriggio (si vede che oltre le categorie, è anche importante la fascia oraria per l’esperienza multisensoriale), si prefigura multietnico: regionale. Dato che non sono nemmeno io italiano, probabilmente solo il macchinista e il controllore erano italiani. Profumi di ogni genere in un vagone di area consumata (preriscaldata da una delle prime giornate con sole), dal cibo al tabacco per il naso, al profumo acido del sudore c’è ogni meraviglia per i recettori del epitelio olfattivo. Ciliegina sulla torta: discorsi alto tonanti in lingue sconosciute insieme a musica folcloristico ucraina (?). Da non dimenticare il povero bebè nelle braccia delle mamma indiana, che tra i movimenti feroci emette qualche disperato grido (ma è un cocktail?).
Leggere? Avrei dovuto e voluto. Ma tra stanchezza e una lettura trasversale ambientale, di tipo “prossemica” à là E.T. Hall, avevo già la testa pesante.

03/02/11

L’espressione del corpo, della forza e dell’animo: “Le travaille di Bruno Aveillan” e il Ratto delle Sabine

Corpi bianchi che si muovano sinuosamente all’interno di massi di cemento armato di una vecchia fabbrica. Un continuo contrasto tra le masse immobili, i colori bianco dei corpi e marrone della terra sabbiosa. Musica e suoni.
Un capolavoro della fotografia animata, un film di alta qualità tra un racconto di sensualità e materia, movimento e staticità. Suddiviso in quattro capitoli, giocando con le variazioni dell’ambiente come le stagioni. L’assoluto coinvolgimento sensuale, anche se diverso di quelle riferite al gusto del mangiare, o la passione dell’amare, emerge dalla continuo contrasto delle figure.
C’è solo un altro immagine del corpo umano che con simile forza si appropria dell’osservatore, raccontando un dramma di carne e passione in marmo bianco: il Ratto delle Sabine, sia quello del Giambologna oppure quello del Bernini. Due sculture che manifestano la forza passionale nella presa dei corpi come lo fa in un altro modo ma altrettanto efficace Bruno Aveillan nel corto “Le travaille”.
Ratto delle Sabine, Giambologna, Loggia dei Lanzi a Firenze
Il film:

02/02/11

Anche la forma è importante: Auto che consuma meno di 1 L a 100 km

Avveniristica. Futuristico. Tecnologico. Qualche parola che evoca un immagine che un automobile del futuro senz’altro deve evocare, e l’immagine della appena presentata XL 1 al Salone di Qatar, prototipo della casa Volkswagen certamente lo rappresenta.
Il sito inglese della Volkswagen da qualche suggerimento sulla tecnologia utilizzata per rendere questa macchina piuttosto interessante dal punto di vista ecologico, potendo percorrere ca. 111 km con un solo litro, oppure visto dall’altro punto di vista, consuma 0,9 L per 100 km percorsi:
“The new Volkswagen XL1 Super Efficient Vehicle (SEV) has been unveiled at the Qatar Motor Show.  Pioneering construction techniques, an advanced plug-in hybrid drivetrain and innovative packaging all play a part in allowing the XL1 to return 313 mpg on the combined cycle while emitting 24 g/km of CO2 to set a new benchmark for vehicle efficiency.
Powering the XL1 is a compact 800 cc TDI two-cylinder common rail diesel engine developing 48 PS.  It’s linked to an electric motor producing 27 PS, resulting in a total of 75 PS – a modest output yet more than enough when the low kerb weight (795 kg) of the vehicle is taken into account.”
Pochi cavalli, un’integrazione tra motore diesel ed elettrico con un peso ultraleggero della scocca. Solo il 23% è fatto di ferro e acciaio, i restanti componenti fatto di altro:
“Further savings are made through the extensive use of lightweight materials including magnesium (wheels), ceramics (brake discs) and aluminium (dampers, steering system, brake calipers).”[1]
Fino a qui, la questione si “riduce” alla ingegnerizzazione dei componenti rendendoli sufficientemente robusti per creare la necessaria stabilità e sicurezza, volendo banalizzare molto.
C111 Mercedes
Si potrebbe anche dire che già ora esistono macchine con consumi ridotti, nell’elenco spicca proprio la A2 1.2 Tdi e la Lupo 1.2 Tdi, entrambi della stessa casa VW. Oppure ancora lo sviluppo del motore Wankel, rimasto sostanzialmente fermo dopo i primi prototipi come per esempio la famosa C111 della Mercedes, che in fondo non è tanto dissimile alla versione di Wolfsburg. Prodotti una serie di prototipi a partire dal 1969 proprio nel cuore della crisi del petrolio, fu poi abbandonato, nonostante i sorprendenti consumi ridotti per l’epoca in cui fu sviluppato (1957).
Ma la vera storia della XL1 nasce alcuni anni fa con un importante progetto che si chiamava “la macchina da un 1L” che riusciva a percorrere 100 km con 1,49 L. Il progetto risale al 2002. Nel 2009 ha visto una evoluzione con la L1, condividendo la caratteristica particolare di un biposto in fila, cioè due persone sedute uno dietro l’altro come in un aereo senza ali. Di fatto, aprendo le porta alate, l’immagine non era del tutto dissimile. Ora la XL1 si è allargata e ospita due persone affiancate raggiungendo così dimensioni esterne molto simili ad una auto compatta. Tuttavia, è stato ottenuto un coefficiente di resistenza aerodinamica Cx da record (è di 0,186) al quale si abbina un peso ben bilanciato, contenuto in appena 795 kg, sul quale si riflette l'esteso impiego di carbonio rinforzato – il Cfk - per realizzare la monoscocca.
Progetto Auto 1 Litro 2002 e L1 2009 VW
La forma quindi non è solamente una questione di estetica, senz’altro elemento vitale per il mondo automobilistico, ma frutto di una innovazione tecnologica verificato nel canale del vento. Un forte contrasto con una visione più romantica con l’ecologia, più green. Ma più efficace e guidato dal Design Innovation.


[1] Fonte: http://www.volkswagen.co.uk/volkswagen-world/news/282/volkswagen-unveils-the-xl1-super-efficient-vehicle-in-qatar