14/06/11

La strada c’è l’ha indicato Michael Ende

Nei due romanzi chiave dell'opera di Michael Ende, che pubblica già negli anni settanta, l’autore esamina in chiave di lettura leggera tematiche che stanno stravolgendo ogni giorno di più la società.
Il tema centrale di MOMO del 1973 è quello del tempo e del modo in cui esso viene impiegato nella società occidentale moderna. Attraverso un simbolismo fantastico e immaginario, esso porta una feroce critica al consumismo e alla frenesia del vivere moderno, che nel suo progresso tecnologico e produttivo perde completamente di vista l'obiettivo della felicità delle persone e della qualità della vita. Il tempo rubato dagli uomini grigi agli abitanti della città è un'evidente metafora dei piaceri che si ricavano dall'assaporare, nell'attimo, le piccole belle cose della vita: la piccola ragazzina, con la grande capacità di ascoltare gli abitanti di una cittadina e la sensibilità di riunire persone litigiose, deve affrontare l’arrivo degli uomini grigi che comprano e consumano il tempo altrui. Non a caso, la ragazza trova rifugio in un antico Colosseo, rappresentando il tempo passato.
L’altra grande opera di Ende, La Storia Infinita del 1979 invece parla della perdita della fantasia, soppiantato da un mondo grigio, il NULLA. Il potere creativo assoluto è la fantasia, matrice di tutte le storie possibili. La fantasia è una forma di salvezza da un mondo arido, divorato dalla società che pensa al successo economico e non guarda intorno alle bellezze della vita. Diventa una porta d'accesso quasi mistica a mondi ulteriori che vivono in simbiosi con la realtà, la fantasia come un mondo parallelo positivo, necessario in fin dei conti per la stessa vita biologica.
Entrambi narrano di una battaglia isolata, un protagonista che intraprende un viaggio per salvare il mondo intero. Questo fa si che ogni lettore possa ritrovarsi nel attore principale, cosa che nella Storia Infinita viene portato all’apice della capacità narrativa: lo stesso protagonista che legge il libro nel libro diventa anche protagonista della narrazione di Fantasia. Come guardare il mondo in due specchi che si fronteggiano.
A più di trent’anni, il messaggio che danno questi romanzi non ha perso nulla della sua attualità, persino si potrebbe anche proseguire nel pensiero di Ende e constatare che il mondo sta diventando sempre più grigio. Il giovane, isolati davanti ai computer o la televisione, con il video gioco o l’immenso mondo virtuale di Internet potrebbe anche assomigliare a Bastian, che si ritira nella soffitta per leggere il libro sottratto dal Libraio. La differenza sta però nel fatto che la virtualità della fantasia, quindi ciò che la mente costruisce attraverso le parole lette, non è la stessa virtualità che il monitor costruisce e trasmette momento per momento. Non c’è l’azione “creativa”, conclusivo, reattiva da parte del protagonista a fronte di un input letterario, ma la reazione passiva ad una circostanza monitorata da un’altra parte. In un certo senso, gli uomini grigi si sono fatti più furbi: al posto di andare da porta a porta per convincere di vendere il tempo prezioso, usano la rete per sottrarre alla mente il tempo per sognare.
La fantasia è il mondo virtuale più antico del uomo. L’ha accompagnato durante tutta la sua evoluzione, rafforzato dalla sua immensa curiosità di voler capire la natura e le sue regole. E’ importante, che ognuno mantenga questa capacità di fantasia creativa, un mondo parallelo alla vita reale. Poi, a chi non piacerebbe viaggiare tra le nuvole sulle spalle di un drago che porta fortuna?

PS: per certi versi, questi immagini di un mondo che riprende colore, che si rianima e caccia via uomini grigi e il nulla, mi sono venuti in mente pensando al risultato del referendum ...

03/06/11

La reale realtà virtuale o La realtà virtuale reale: il denaro


Una riflessione sulla storia del denaro porta infine a costatare che il bene fisico, di cui abbiamo bisogno (a partire dallo stesso cibo nel momento in cui non disponiamo più di terra sufficiente intorno alla nostra abitazione per produrlo), viene acquistato da un altro bene, quale il denaro.
La sua fisicità però è tutt’altro che reale nonostante che possiamo toccarlo, in quanto quello che è nato originalmente come uno scambio di merci e poi si è trasformato in uno scambio merce con un pezzo di metallo pregiato, via via è diventato insostenibile per la sempre crescente quantità di denaro in circolazione. Originalmente, le monete rappresentava sulle loro facce esattamente il valore materico che avevano. Ma con un commercio sempre più intenso anche a grande distanze, trasferire il valore del denaro monetario su carta aveva più di un vantaggio: il peso ridottissimo in confronto a grande quantità di monete e quindi anche una maggiore capacità di passare inosservato lungo le strade di viaggio.
Quindi, la ingegnosa invenzione fiorentina della lettera di credito e il cambiale ha trasferito lo scambio reale di oggetti fisici nel mondo della fiducia. E la fiducia, se vogliamo, è tutta virtuale dato che si basa su parole, intenzioni senza una corrispondenza materiale. Ma a fronte di questa “virtualizzazione” del denaro la gente non si fidava troppo e chiedeva la possibilità di poter scambiare ad ogni momento la carta in monete vere. Di fronte ad una quantità di denaro in carta era pertanto depositato la stessa quantità di denaro in monete.

La banconota è figlio di questa trasformazione del scambio di merce, e come su può notare sulle vecchie banconote (pre-Euro), le firme poste sulla stessa banconota fanno riferimento alla digitura “pagabile al vista del portatore”. Si impegna di pagare di fronte ad una banconota di mille lire cosa? Un’altra mille lire? La garanzia che le banche rinascimentali davano “di pagare a fronte di un pezzo di carta” la moneta, si è tramandato fino ai giorni nostri.

Oggi abbiamo perso completamente il senso della virtualità che circonda il denaro. E’ il processo si è ulteriormente spinto nella direzione che pure a fronte dei pezzi di carta, sui quali è stampato 50 euro o 500 Euro, senza alcuna differenza di valore materico per le stesse banconote, non ci sono più depositi bancarie e statali che garantiscono uno scambio diretto con qualcosa di “fisico”. Ragione sufficiente per capire le repentine crisi finanziari: a fronte di un equilibrio così fragile di un economia virtuale, che si basa sui “numeri”, non esistono oggetti di valore equivalente.
Entrando nel supermercato, si carica il carrello con tutti i bene necessari per la vita biologica. Pertanto non possono essere “virtuali”, non posso ingoiare un sogno. Ma lo scambio è con qualcosa che la cassiera non può mordere e mangiare. Da questa disparità si è passato ad un ulteriore snaturamento dello scambio: il pagamento senza contanti. Quindi a fronte di un pezzo di plastica con microchip , che registra una transazione di una cifra virtuale da un conto corrente ad un altro conto corrente, il cliente è autorizzato a portare via un carrello di merce. Un furto autorizzato, insomma.
Ma a pensarci, la vita quotidiana è pieno di cambi di proprietà senza un riscontro fisico: “comprando un immobile, la banca da i soldi.” Ma dove? Sulla fiducia, si tratta di un giro di una somma di denaro da una cassaforte virtuale (conto corrente intestato a persona 1) ad un'altra cassaforte virtuale (conto corrente intestato a persona 2). Ma mentre in Harry Potter il tesoro dei dobloni d’oro dei genitori del protagonista era davvero depositato in una cassaforte, oggi si è inutilmente alla ricerca della cassaforte con 27cifre del IBAN. Virtuale per virtuale, i modi di “pagamento virtuale” della merce che si compra è molteplice: dal pagamento con carta al NFC (Near Field Comunication) del cellulare al RFID con un tag.
Il denaro rappresenta forse uno dei mondi virtuali più “antichi”, più intrinseci della nostra vita quotidiana, tanto da essere diventato realtà. Un mondo parallelo alla realtà fisica, alimentato dal nostro immaginario (“sono ricco perché ho molti pezzi di carta in tasca”): nato per facilitare le nostre attività ha del tutto distorto la nostra idea di reale tanto da diventare essa stessa realtà.
Si tratta di un processo in pieno atto: allontanandosi sempre di più da un oggetto fisicamente presente, toccabile, l’interazione rischia di andare fuori controllo da parte dell’utente. Il passaggio che hanno vissuti i commerciali rinascimentali con la sostituzione delle monete con carta stampata, è avvenuto con la carta stampata e il pagamento virtuale. Ma il controllo richiesto all’epoca, cioè la presenza del valore corrispettivo in denaro “vero” oggi semplicemente non è più possibile: non c’è ne abbastanza, e se ci fosse, lo tsunami economico spazzerebbe via tutto.