Isabel Caro |
Mi viene in mente il titolo del romanzo di Gabriel Garcia Marquez, “Cronaca di una morte annunciata”.
Un pensiero triste, molto triste, e poi la trama del libro non centra nulla con la realtà accaduta. Non che tutti sapevano, e nessuno cercava invano di avvisare ciò che stava accadendo. Esattamente il contrario, a partire dalla “vittima” stessa. Giunge la notizia che Isabel Caro, la modella e attrice francese gravemente malata di anoressia, è morta nonostante un apparente ripresa.
Perfino un azione pubblicitaria aveva creato una grande bufera intorno alla persona colpito da uno di quelle malattie della nuova era, l’anoressia, rendendo la colpita famosa. Anche questo, non ha servito a molto, almeno a lei. Ricoverata per polmonite, si era spenta, il corpo non ha retto l’ultima fatica evidentemente.
Essere consapevoli quello che succede con il proprio corpo, spesso significa l’avvio di una guarigione; “nemico avvisato mezzo salvato”. Conoscere le cause, danno ampiamente la possibilità di decidere liberamente quale azione intraprendere per risolvere il problema: oggigiorno c’è per ogni problema una soluzione. Ma nel caso dell’anoressia, e questo conferma la scomparsa di Isabel Caro, questo non è del tutto vero.
Come dichiara ora Toscano, il fotografo che aveva suscitato l’azione antimalattia con tanto foto scioc,
“Purtroppo non ho un bel ricordo di Isabelle Caro, era una ragazza molto malata, prima nella testa che nel corpo, perché aveva una mente da anoressica, come tutte le persone che soffrono di questo disturbo era anoressica nel cervello. Non sapevo che fosse morta",
alla base sta anche una difficoltà di accettazione del proprio stato, il proprio corpo fino al totale misconoscere la propria azione dolente verso il corpo.
Le terapie nei centri di riabilitazione hanno un bel da fare a innescare un processo di guarigione. La persona malata è la prima a non riconoscere il problema fino ad arrivare alla conclusione che si voglia creare una pressione sul suo stato e le sue capacità di prendere decisioni. E poi, non sono persone con problemi logici, o intellettive. Più delle volte si tratta di persone con un quoziente di intelligenze più alta della media, dando così filo da torcere a chi gli vuole convincere del “contrario”.
Sembra di fatto, da studi svolti in Germania[1] (e magari altrove) che la sede di questo disturbo, che colpisce sostanzialmente solo ragazze da una certa in poi, stia in un centro cerebrale che gestisce le informazioni inerenti alla cinestesia. Questo centro è responsabile affinchè noi sappiamo dove si trova la nostra mano, o il nostro braccio nello spazio pur con occhi chiusi. E al contempo è responsabile, forse conseguentemente, della gestione e consapevolezza dell’ingombro del corpo umano. E in questo contesto, fa parte del grande mondo del senso del tatto.
Una studentessa, che attualmente elabora una tesi di laurea esaminando possibilità di intervenire nella terapia riabilitativa applicando modelli di food design, mi raccontava il seguente episodio:
Un giorno, durante una festa, una ragazza con visibili problemi di anoressia, ha potuto vivere un’esperienza fondamentale per il riconoscimento della sua “diversità”: il gruppo di persone, con il quale stava parlando, si era spostato e lei, per seguire, era passato senza alcuno sforzo tra due colonne che lasciavano uno spazio strettissimo. Una volta passata, probabilmente a fronte degli sguardi stupiti degli altri, si era reso conto di occupare uno spazio davvero minuscolo, apparso visibile ai suoi occhi. Dovette riconoscere, a questo punto, il suo stato fisico.
Questo episodio darebbe ragione alla ricerca tedesca, ma le cause e effetti sono assai differenti da caso a caso per poter generalizzare. Come nella ipovisione, dove ogni persona colpita ha una esperienza personale e diversa nell’interazione con il mondo, così è anche nell’anoressia: molto dipende dall’educazione, l’interazione e rapporto con l’ambiente e in modo particolare i famigliari, e ancor più da una serie di coincidenza nella gestione cerebrale del imparare e gestire il cibo. Possono essere cause legate a traumi, o a malattie. Sono ben lontano da voler dare indicazioni relativo a questa terribile, in quanto sublime malattia. Ritengo però, che la ricerca per trovare le sue cause devono andare avanti e oltre di applicazioni nutritive.
Colpisce pertanto, che anche una volta reso famoso come nel caso di Isabel Caro, il percorso del destino non si devia.
[1] Grunwald M., Gertz H-J., Storung der haptischen Wahrnehmung bei Anorexia nervosa, in Grunwald M., Beyer L., Der bewegte Sinn, Basel 2001, pp 135-150
Link alla notizia su 20 minutes:
http://www.20minutes.fr/article/644988/societe-isabelle-caro-ex-mannequin-engagee-contre-anorexie-morte-28-ans
Link youtube con intervista a Isabel Caro sulla campagna di Oliviero Toscano:
http://www.youtube.com/watch?v=nXSWOSuA5bA&feature=fvw