Nei due romanzi chiave dell'opera di Michael Ende, che pubblica già negli anni settanta, l’autore esamina in chiave di lettura leggera tematiche che stanno stravolgendo ogni giorno di più la società.
Il tema centrale di MOMO del 1973 è quello del tempo e del modo in cui esso viene impiegato nella società occidentale moderna. Attraverso un simbolismo fantastico e immaginario, esso porta una feroce critica al consumismo e alla frenesia del vivere moderno, che nel suo progresso tecnologico e produttivo perde completamente di vista l'obiettivo della felicità delle persone e della qualità della vita. Il tempo rubato dagli uomini grigi agli abitanti della città è un'evidente metafora dei piaceri che si ricavano dall'assaporare, nell'attimo, le piccole belle cose della vita: la piccola ragazzina, con la grande capacità di ascoltare gli abitanti di una cittadina e la sensibilità di riunire persone litigiose, deve affrontare l’arrivo degli uomini grigi che comprano e consumano il tempo altrui. Non a caso, la ragazza trova rifugio in un antico Colosseo, rappresentando il tempo passato.
L’altra grande opera di Ende, La Storia Infinita del 1979 invece parla della perdita della fantasia, soppiantato da un mondo grigio, il NULLA. Il potere creativo assoluto è la fantasia, matrice di tutte le storie possibili. La fantasia è una forma di salvezza da un mondo arido, divorato dalla società che pensa al successo economico e non guarda intorno alle bellezze della vita. Diventa una porta d'accesso quasi mistica a mondi ulteriori che vivono in simbiosi con la realtà, la fantasia come un mondo parallelo positivo, necessario in fin dei conti per la stessa vita biologica.
Entrambi narrano di una battaglia isolata, un protagonista che intraprende un viaggio per salvare il mondo intero. Questo fa si che ogni lettore possa ritrovarsi nel attore principale, cosa che nella Storia Infinita viene portato all’apice della capacità narrativa: lo stesso protagonista che legge il libro nel libro diventa anche protagonista della narrazione di Fantasia. Come guardare il mondo in due specchi che si fronteggiano.
A più di trent’anni, il messaggio che danno questi romanzi non ha perso nulla della sua attualità, persino si potrebbe anche proseguire nel pensiero di Ende e constatare che il mondo sta diventando sempre più grigio. Il giovane, isolati davanti ai computer o la televisione, con il video gioco o l’immenso mondo virtuale di Internet potrebbe anche assomigliare a Bastian, che si ritira nella soffitta per leggere il libro sottratto dal Libraio. La differenza sta però nel fatto che la virtualità della fantasia, quindi ciò che la mente costruisce attraverso le parole lette, non è la stessa virtualità che il monitor costruisce e trasmette momento per momento. Non c’è l’azione “creativa”, conclusivo, reattiva da parte del protagonista a fronte di un input letterario, ma la reazione passiva ad una circostanza monitorata da un’altra parte. In un certo senso, gli uomini grigi si sono fatti più furbi: al posto di andare da porta a porta per convincere di vendere il tempo prezioso, usano la rete per sottrarre alla mente il tempo per sognare.
La fantasia è il mondo virtuale più antico del uomo. L’ha accompagnato durante tutta la sua evoluzione, rafforzato dalla sua immensa curiosità di voler capire la natura e le sue regole. E’ importante, che ognuno mantenga questa capacità di fantasia creativa, un mondo parallelo alla vita reale. Poi, a chi non piacerebbe viaggiare tra le nuvole sulle spalle di un drago che porta fortuna?
PS: per certi versi, questi immagini di un mondo che riprende colore, che si rianima e caccia via uomini grigi e il nulla, mi sono venuti in mente pensando al risultato del referendum ...